Il 2026 si prospetta come un anno di significative novità per la tassa di soggiorno, introducendo aumenti e un cambio nelle modalità di ripartizione del gettito che impattano direttamente sulla gestione alberghiera.
La Manovra 2026 conferma, infatti, la facoltà per i Comuni di ritoccare al rialzo le tariffe, prolungando di fatto le disposizioni emergenziali.
Tale manovra genera una crescita attesa del gettito che, secondo gli esperti, potrebbe sfiorare quota 1,3 miliardi di euro, alimentando così un dibattito acceso tra lo Stato, gli Enti Locali e le associazioni di categoria.
Aumenti tariffari e nuovi massimali
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La bozza del Dl Anticipi stabilisce chiaramente che i Comuni capoluogo possono innalzare la tassa fino a euro a notte, mentre il tetto per le città d’arte sale a ben euro.
A ciò si aggiunge una clausola specifica per le città ospitanti i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali Milano-Cortina 2026, che potranno aumentare l’imposta fino a euro in più a persona per notte.
Queste disposizioni si traducono in un incremento potenziale significativo nelle grandi mete turistiche. Per esempio, a Milano, il tetto massimo potrà arrivare a 12 euro a notte (rispetto agli attuali 7 euro), mentre a Venezia si potrà passare agevolmente da a euro, tenendo conto delle proroghe relative al Giubileo 2025. Sebbene l’aumento non sia un obbligo, bensì una facoltà, la pressione sui bilanci comunali suggerisce che molte città coglieranno l’occasione per avvicinarsi ai nuovi massimali.
I gestori alberghieri devono quindi prepararsi a monitorare attentamente le delibere comunali per adeguare i propri sistemi di riscossione.
La nuova ripartizione del ghetto e le proteste
La misura che suscita maggiore malumore e dibattito è la nuova logica di ripartizione del gettito aggiuntivo per il 2026.
Nonostante il del ricavo extra rimanga nelle casse comunali — destinato a servizi come manutenzione urbana, trasporto locale e recupero dei beni culturali – il restante verrà assorbito dal bilancio dello Stato.
Questo fondo centrale è teoricamente destinato a capitoli sociali sensibili, in particolare il Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità e il sostegno ai minori in case famiglia.
L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) contesta con forza questa mossa, definendola un “esproprio turistico” e sottolineando che la tassa di soggiorno nacque per compensare i costi dell’overtourism a livello locale, come la gestione dei rifiuti e la manutenzione dei monumenti, e non per finanziare voci di spesa nazionale.
Parallelamente, anche il fronte delle imprese turistico-ricettive si schiera all’attacco. Associazioni come Confindustria Alberghi e Federalberghi esprimono profonda preoccupazione, definendo l’incremento di due euro – nato inizialmente per il Giubileo – un segnale opposto alle attese di riduzione della pressione fiscale. Le associazioni evidenziano che l’aumento può arrivare a valori “stellari”, come il potenziale in alcune località olimpiche.
Esse richiedono con urgenza che il Governo non inasprisca ulteriormente il prelievo e che vincoli una parte del gettito alla riqualificazione delle imprese turistiche, come previsto dalla legge, ma spesso disatteso dai Comuni.
Panoramica tariffaria nelle grandi città
La nuova realtà tariffaria si delinea in modo netto nelle principali destinazioni italiane. A Roma, per esempio, le tariffe continueranno a viaggiare su cifre altissime, arrivando fino a euro a notte per gli hotel di lusso.
A Firenze, si confermano gli aumenti introdotti nel 2025, con tariffe che toccano euro per i 5 stelle.
Milano punta inequivocabilmente sulla “tassa olimpica”, con la previsione di portare la tassa di soggiorno fino a 10 euro. Gli hotel di alta categoria si attesteranno attorno ai euro a notte.
Infine, a Venezia la struttura tariffaria resta flessibile e stagionale, ma in aggiunta al balzello sul pernottamento, i gestori devono anche considerare il celebre contributo d’accesso da euro per i visitatori giornalieri, che tornerà attivo in primavera.
In conclusione, la Manovra 2026 impone ai gestori alberghieri non solo un adeguamento ai nuovi tariffari, ma anche una rinegoziazione dei propri bilanci e dei prezzi di vendita. La necessità di operare in un quadro normativo in evoluzione, con la contestuale richiesta di maggiore trasparenza sull’uso delle risorse da parte dei Comuni, rappresenta la principale sfida gestionale per il settore in vista del 2026.
La vigilanza sulle delibere locali e la preparazione a gestire le criticità sollevate dalle associazioni di categoria diventeranno cruciali per la sostenibilità economica delle strutture ricettive.
Tutte le misure, compresa la proroga sull’incremento dell’imposta di soggiorno, sono state anticipate nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB) presentato dal Governo italiano alla Commissione Europea entro il 15 ottobre. Il DPB, che traduce in numeri e obiettivi specifici la strategia quinquennale del Piano Strutturale di Bilancio, è ora al vaglio delle istituzioni UE.
La sua approvazione formale da parte di Bruxelles certificherà la coerenza della Legge di Bilancio 2026 con gli impegni assunti dall’Italia in termini di finanza pubblica e deficit.














