Il settore del turismo è in continua evoluzione e crescita col passare degli anni e delle epoche generazionali. Un contesto che si adegua ai cambiamenti mostrando gran versatilità ed attenzione a quelle che sono le dinamiche economiche, comportamentali e di tendenza del tessuto sociale contemporaneo. Da qui prende il là in maniera diretta la branca del turismo sostenibile: esso è responsabile ed orientato alla tutela dell’ambiente e dell’impatto avuto su quest’ultimo. Un trend che si mostra in perenne crescita e che per tanto andiamo a scoprire ulteriormente in questo focus, analizzandone significato, origini, enti interessati ed esempi pratici di sviluppo di questo settore.
Quando il turismo può dirsi responsabile e sostenibile?
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Partiamo dalla prima domanda che ci si pone nei confronti del turismo sostenibile: ossia quando esso si definisce tale. La risposta è presto detta ed anticipata in parte nella premessa: ovvero si è in presenza di una tipologia simile quando si mettono in atto pratiche che tengono conto della giustizia sociale, economica ed ambientale in particolar modo, salvaguardando l’impatto sul contesto naturale e sociale in cui viviamo. Un turismo che quindi tiene conto di questi fattori nel suo sviluppo.
Che cosa si intende per turismo responsabile?
Va da sé che per le ragioni ed i fattori sopra elencati un turismo sostenibile è anche descrivibile come responsabile, poiché appunto tutela il nostro habitat sociale e naturale. Esso tenendo in debito conto l’aspetto ambientale all’interno del quale si sviluppa l’attività comunitaria, si orienta verso di essa nel rispetto delle condizioni esistenziali e naturalistiche della stessa. Quindi un turismo che soddisfa le necessità dei turisti, ma che al tempo stesso ottempera a queste esigenze non contravvenendo i principi di rispetto e tutela dell’ecosistema. Da sottolineare è anche l’elemento di comunità ed unione di intenti che risiede alla base del turismo sostenibile. Tutti sono parimenti importanti nel favorire questa forma di sviluppo sociale, economico e territoriale. Ciascuno di noi è anello di una catena mondiale che nel proprio piccolo può con gesta quotidiane e non solo alla crescita del settore citato. Un turismo che ha radici nel passato, nel 1987, precisamente, nato dall’approvazione del rapporto Brundtland da parte dell’ONU. Un appoggio a cui ha fatto seguito anche quello dell’organizzazione mondiale del turismo, ossia l’UNWTO. Da qui poi la creazione della prima carta del turismo sostenibile nel 1995 e tre anni dopo l’origine di enti ed istituzioni del nostro Paese per il trattamento di questa tematica e la sua diffusione in Italia. Nel recente 2015, in ultimo, questo strumento di spinta ecologica, sociale e finanziaria è stato introdotto nell’agenda 2030 come elemento chiave della crescita a lungo termine di tali forme di viaggio e spostamento internazionale.
Cosa si intende per durevolezza del turismo sostenibile?
La durevolezza del turismo sostenibile riguarda la longevità che tale elemento può avere nel tempo. Tale branca del turismo guarda infatti con estremo interesse al futuro, sia sul piano sociale che ambientale. Pone le basi oggi per uno sviluppo ulteriore nel domani. Si tratta di una serie di pratiche che non vanno contro l’ecosistema in cui viviamo ma anzi lo salvaguardano per far sì che esso offra oggi e continui ad offrire un domani quelle caratteristiche sfruttabili per favorire una costanza di risorse al turismo stesso. Processi di sviluppo sociale, economico e naturalistico all’avanguardia, tutto per uno scopo comune: far crescere il settore in questione preservando al tempo stesso le condizioni di vita della popolazione.
E, questo, fa nascere anche delle leggi molto restrittive su alcuni settori, come quello del gioco. Non mancano, infatti, sindaci che pongono dei limiti alle aperture di sale giochi costringendo chi ha voglia di vincere al casinò ad andare all’estero. Almeno per quanto concerne gli appassionati del gioco. C’è il rischio, in casi come questi, che il turismo fondato sulla presenza di casinò e slot possa avere un freno se la legislazione dovesse continuare a essere così restrittiva. Ma, questa, è un’altra storia.
Chi si occupa di turismo sostenibile?
Vi sono diversi enti ed organi che si occupano del turismo sostenibile, tra questi troviamo Legambiente con la sezione legata al turismo di qualità. Poi vi è il WWF, che tutela la fauna internazionale proteggendo quelle specie maggiormente a rischio estinzione. Infine il Centro Turistico Studentesco e Giovanile, che insieme agli organi prima citati è socio dell’AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile). Quindi una serie di enti ed istituzioni che si interessano alla tematica in oggetto con diverse accezioni ed attitudini. Ma un filo sottile li unisce: la salvaguardia dell’ecosistema a 360 gradi per favorire di conseguenza un turismo sano e non nocivo per le condizioni socio-economiche comunitarie.
Cos’è il turismo sostenibile e quali sono gli esempi?
Venendo ad un aspetto più pratico della questione possiamo fare diversi esempi di turismo sostenibile: uno di questi è la tendenza crescente nel commercializzare veicolo elettrici. Una variante a quelli a combustione per il trasporto a basso impatto che incide a sua volta anche sullo sviluppo dei servizi di collegamento ampiamente utilizzati dai turisti. Quindi per fare un altro esempio calzante in tal senso, i treni super veloci ma completamente eco. Mezzi per spostarsi e raggiungere le mete gradite senza inquinare e dunque salvaguardando l’ambiente. Un altro simbolo di turismo sostenibile sono i ristoranti che nelle principali destinazioni turistiche appunto si avvalgono di lavorazione di materie prime a chilometro zero e provenienti da un’agricoltura sana. Dunque prodotti che poi si trasformano in pietanze prelibate gustate dai turisti, che offrono grande qualità culinaria ed al tempo stesso un’origine e coltivazione degli alimenti senza processi chimici. Anche le risorse idriche al pari di quelle alimentari incarnano un ulteriore esempio di turismo della suddetta tipologia. Esse vanno tutelate per far sì che non vi sia un’alterazione delle falde acquifere e quindi una contaminazione nociva alle popolazioni mondiali. In esse sono ovviamente compresi anche i turisti odierni e futuri, che per dare spinta all’intero sistema devono godere di condizioni esistenziali ottimali. Ma si potrebbero indicare tanti altri modelli di turismo sostenibile, come ad esempio quello partecipativo, umanitario, ecologico, comunitario o lo slow tourism. Ciò fa capire come questa tendenza stia prendendo sempre più piede espandendo le proprie frontiere e limiti. Basti pensare anche a quei luoghi di grandissimo interesse come Montecarlo, sede del lusso e di casinò quali punti di richiamo turistico, che si stanno conformando sempre più all’ecosostenibilità di trasporto (via mare, terra e aria) e risorse territoriali in loco.